Nuovo appuntamento della manifestazione “Racconto di una vita da Corsaro. Pier Paolo Pasolini”, organizzata da DBG Management & Consulting e finanziata dal Municipio IV – Direzione Socio-Educativa.
Questo incontro ha visto la partecipazione dell’Assessore alla cultura del IV Municipio Maurizio Rossi, che ha portato i saluti dell’amministrazione e fatto una breve introduzione al progetto e alle motivazioni della sua realizzazione.
L’evento, moderato dalla giornalista Barbara Molinario, ha visto protagonista Marta Rivaroli di Muri Lab che ha raccontato ai presenti l’arte di Pasolini, aiutandoli a leggerla in modo più consapevole e approfondito.
Tutti abbiamo sentito parlare di Pasolini scrittore, intellettuale, cineasta, poeta ma forse pochi conoscono Pasolini pittore e cultore dell’arte. Eppure, anche in questo fu degno di nota.
Le opere d’arte di Pier Paolo Pasolini, come i suoi film, sono chiare rappresentazioni di opere e sculture dell’arte antica. Nei suoi lavori è possibile ritrovare molti espliciti richiami a volti che scultori e pittori hanno creato e dipinto in capolavori degli anni passati.
L’incontro folgorante tra l’artista e l’arte avvenne nell’autunno del 1941, in via Zamboni 33 quando un giovane Pier Paolo assiste, insieme a un ristretto numero di studenti universitari, a una lezione sorprendente di Roberto Longhi. Il grande storico dell’arte parla dello stile dei diversi pittori adottando una nuova tecnica ossia proiettando sullo schermo solo alcuni particolari delle opere d’arte: un viso, una mano, un lembo di stoffa sono frammenti della poetica di un artista. E Pasolini fa sua quella tecnica di ricerca, seziona la realtà per conoscerla, descriverla, rappresentarla. E adotta il linguaggio figurativo dell’arte nella sua visione della realtà tanto da inserire vere e proprie citazioni artistiche nei suoi film creando, come scrive Bazzocchi, una “storia dell’arte in forma di cinema”.
L’evento si è tenuto presso la Biblioteca Vaccheria Nardi, un edificio che merita di essere visitato. Tre casali del primo ‘900, per un angolo di Roma lontano da traffico e caos, dove il tempo sembra essersi fermato.