Di padre in figlio
COME LE AZIENDE ITALIANE AFFRONTANO IL PASSAGGIO GENERAZIONALE
Proiettare l’attività di famiglia nel futuro, migliorarla ed incrementarne il successo. Il premio “Un Affare di famiglia” premia i Giovani Imprenditori.
“Un Affare di famiglia” è il premio indetto dal Gruppo di Lavoro Made in Italy dei Giovani Imprenditori Confindustria con lo scopo di valorizzare i Giovani Imprenditori che hanno saputo portare avanti e far evolvere l’attività imprenditoriale di famiglia. La seconda edizione è stata presentata presso l’Unione Industriali di Napoli dove si è svolto uno speciale evento di presentazione: è stata l’occasione per confrontarsi, insieme ai vincitori della passata edizione e ad ospiti e relatori, su come nei prossimi anni le aziende italiane affronteranno il tema del passaggio generazionale. I partecipanti sono selezionati tra Giovani Imprenditori a partire dalla seconda generazione, iscritti al Movimento di Confindustria. La giuria è formata da rappresentanti del mondo accademico ed imprenditoriale che valuta secondo criteri oggettivi e parametri concreti quali l’incremento del fatturato, l’aumento dei dipendenti, l’ampliamento degli stabilimenti produttivi o dei laboratori, la crescita all’estero e degli investimenti in “Industria 4.0” o in ricerca ed innovazione.
Ad aggiudicarsi la prima edizione del premio “Un Affare di Famiglia”, lo scorso anno, sono stati Simone e Lorenzo Civerchia, Giovani Imprenditori nel campo della tipografia che si sono distinti per “aver saputo vincere la sfida del passaggio generazionale, dal padre ai figli. Con una grande crescita in un breve periodo, mantenendo sempre salda la tradizione tipografica e l’evoluzione tecnologica. In un mondo dove tutto cresce, si sviluppa e simultaneamente si interconnette, mantenere la base familiare significa tutelare il patrimonio acquisito e, nello stesso tempo, affrontare il futuro”.
Non solo un vincitore, ma anche sei menzioni speciali. Nelle parole di Susanna Moccia: “Non ci siamo fermati solo ad un vincitore, perché le storie dei ragazzi che hanno partecipato al premio erano così avvincenti da spingerci ad assegnare ben sei menzioni speciali. Aver letto tutte queste storie mi ha davvero emozionata. Dal momento in cui si arriva in azienda c’è tanto da superare. Ci si deve fare spazio e bisogna far sì che tutti i collaboratori ed i tuoi genitori ti diano credito. Ma quando vengono raggiunti obiettivi importanti, la soddisfazione è ancora più grande perché hai creduto in te, la tua famiglia ha creduto in te ed i risultati non tardano ad arrivare”.
I vincitori della prima edizione del Premio si raccontano, e ci raccontano lo spirito ed i valori del lavoro dal passaggio generazionale all’innovazione tecnologica.
Come nasce Arti Grafiche Civerchia?
A rispondere Lorenzo Civerchia: “Sessanta anni fa la tipografia era un posto dove ci si sporcava le mani di inchiostro, un luogo dove la creatività si esprimeva nella ricerca del carattere perfetto. L’allineamento dei prismi metallici dotati di una lettera a rilievo rovesciato creava la magia, trasformando un foglio bianco in un mezzo di comunicazione; fu proprio questa magia ad attrarre la curiosità di mio padre, Franco Civerchia classe 1951, figlio di marchigiani venuti a Latina subito dopo la bonifica. Rimasto orfano da bambino a quattordici anni mio padre lasciò la scuola ed iniziò a lavorare in una tipografia, la più agguerrita di Latina; è da loro che imparò il mestiere, o meglio: l’arte della tipografia. Ventidue anni a bottega, fino al 1987 anno in cui Franco Civerchia decise di mettersi in proprio. Nella sua bottega di 60 metri quadri mio padre lavorava insieme ad un amico ed un apprendista, gli spazi erano ridotti e gli spostamenti limitati, spesso lavoravano sfruttando le altezze perché i centimetri di movimento erano obbligati in qualunque direzione”.
Hai dei ricordi d’infanzia legati all’attività di tuo padre?
“Per me e mio fratello Simone” continua Lorenzo Civerchia “la piccola bottega di papà è stata una scuola di odori e suoni. Siamo cresciuti tra le mura della tipografia trascorrendo i pomeriggi a spiare nostro padre. Ero alto più o meno come il piano di lavoro della macchina su cui lui passava le sue giornate e forse proprio le mie dimensioni contenute mi permisero di curiosare tra gli ingranaggi ed essere rapito dalla magia della tipografia, perché chi respira quell’aria difficilmente la dimentica: inchiostro, legno e piombo si fondevano insieme, accompagnati dal rumore operoso delle macchine e dal silenzio di chi era intento a lavorare”.
Quando e come è nata in te la passione per la tipografia?
Nostro padre è riuscito a trasmetterci la sua passione per la stampa facendoci vivere la tipografia a 360 gradi sin da bambini. Abbiamo iniziato dai lavori più sporchi, proprio come si faceva nelle piccole botteghe e negli anni l’inchiostro è iniziato a scorrere nelle nostre vene; non c’è gioco più bello per un bambino di sporcarsi con qualche cosa di colorato o di avere sempre un foglio di carta bianco da pasticciare.
Dunque, da un gioco ad un vero e proprio lavoro. Com’è avvenuto il salto ed il relativo passaggio generazionale?
“Nel 2006 mio padre si rese conto che poteva contare sulla nostra piena collaborazione” continua Simone Civerchia “e che eravamo più svelti ed intraprendenti di lui, così decise di fare il secondo salto della sua carriera comprando un capannone più grande e trasferendo la tipografia. Da quel momento nostro padre ha avuto a sua disposizione il socio che aveva sempre desiderato: la sua famiglia.
Negli ultimi vent’anni cosa è cambiato in questo settore?
“Negli anni non sono cambiati soltanto i sistemi di stampa, è profondamente cambiato anche il mercato.” ci spiega Lorenzo “L’economia italiana ha vissuto due recessioni consecutive, caratterizzate da una flessione delle esportazioni e da una contrazione della domanda interna. La nostra famiglia si è resa conto che se voleva sopravvivere al cambiamento era “condannata” a crescere e noi giovani Civerchia, prima ancora che nostro papà non ci siamo fatti cogliere impreparati. Mio fratello Simone si trasferì a Torino ed aprì la sede commerciale dell’azienda, procacciando lavori in Piemonte, Lombardia e Francia. Io presi le redini della produzione a Latina ed ogni sera Arti Grafiche Civerchia spediva bancali di carta verso il Nord Italia e la Francia.
Parlaci del passaggio generazionale dell’azienda
“Io e mio fratello ci siamo dimostrati pronti a raccogliere il testimone e a seguire le orme di un grande maestro” spiega Simone “così nostro padre ci ha affidato il suo terzo figlio: la tipografia. Da dietro le quinte ed in silenzio continua ad osservare le nostre mosse, senza commentare, senza intromettersi ma anche senza mai ammettere che forse stiamo facendo un buon lavoro. Il passaggio generazionale per la nostra famiglia è stato una occasione di crescita e di riorganizzazione, fra continuità e cambiamento.
Quali innovazioni tecnologiche avete apportato all’azienda?
“Come seconda generazione abbiamo iniziato ad investire in piccoli ma tecnologici strumenti tipografici che hanno portato subito i loro frutti. Nostro padre iniziò con una piccola macchina tipografica e due dipendenti; oggi, Arti Grafiche Civerchia vanta un’alta tecnologia in diversi settori della stampa, un sito e-commerce per la vendita online dei nostri prodotti e 36 collaboratori.
Quale pensi sia l’essenza della vostra attività, la vostra filosofia?
Dai caratteri di piombo tipografici è nata la storia della nostra impresa di famiglia, perché: ci vuole “carattere” per fare la differenza. Con lo sguardo rivolto verso il futuro ma senza dimenticare il passato.