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Da Miss Italia all’attività di beneficenza

Nov 21, 2018 | News

Martina Colombari ci racconta il suo rapporto con la tecnologia

Un’intervista lunga, colorata, a cuore aperto con un’amica del piccolo e del grande schermo. Ho avuto il piacere di fare questa bella chiacchierata con una delle Miss Italia più famose, Martina Colombari, la potete vedere pubblicata sulle pagine di QI Quale Impresa, il magazine dei giovani imprenditori di Confindustria.

 Una donna che non ha bisogno di presentazioni. Eletta Miss Italia nel 1991 a soli 16 anni, da quel momento in poi la sua vita è stata un turbinio di successi, dalla moda agli eventi, dai film alla vita personale. Oggi, oltre agli impegni professionali, è presissima dalla beneficenza dedicandosi alla fondazione Francesca Rava NPH Italia, oltre a numerose iniziative come supporter ad eventi di sensibilizzazione.

Conosciamo meglio questa star italiana, che è stata anche protagonista del FED con le sue storie di social e vita. Ama la pizza margherita con origano e non con il basilico, vive a Milano da 26 anni ma sente sempre Riccione come casa sua. Al suo fianco il marito, campione di calcio ex difensore del Milan, Alessandro Costacurta, ha un figlio adolescente. Il primo sostenitore è il suo papà, che le cura anche l’amministrazione, nonostante sia circondata da agenti ed uffici stampa che la rappresentano e le regolano la vita lavorativa.

Martina, raccontaci di te…

Mi definisco un’attivista. Poi, un giorno, se hai voglia, ci sediamo davanti ad un piatto di pasta pomodoro e basilico e di un bicchiere di vino rosso, ti racconto la mia vita negli ultimi 27 anni, da quando mi piazzarono in testa una corona di Miss Italia fino ad oggi che ho 43 anni passando da moda, tv, cinema, libri, vita sociale, musical, figlio e marito famoso…

Quanto è importante avere prospettiva e quanto invece vivere alla giornata?

Non sono dell’idea che quello che capita ogni giorno capiti per caso, siamo noi che facciamo succedere le cose. L’imprevisto esiste e bisogna saperlo sfruttare, può essere una chiave, un avvertimento un modo per spronarti: dalle cadute si impara e si rinasce. Nulla va preso come stop, freno o fermo, è un modo per ripartire e per capire dove si è sbagliato. Bisogna sempre farsi trovare nella condizione ideale di poter scegliere ed avere la libertà. Non serve andare di corsa, specialmente nell’era dei social, bisogna rallentare un po’, riflettere.

Il tuo rapporto con la tecnologia?

Non essendo una nativa digitale cerco di rimanere al passo e di informarmi, sono curiosa e non mi fermo mai davanti a nulla. Quando non so chiedo aiuto. La tecnologia serve… ma molto fa l’umano, quanto mettere di tecnologia e quanto di valori, fiducia, pensiero indipendente, natura. Queste cose le macchine non le hanno.

Il tuo rapporto con i social: quanto li utilizzi in maniera personale e quanto in maniera professionale?

I social mi hanno aiutato tantissimo per avvicinarmi ai fan, sono entrata nelle loro case, e questo è stato molto interessante. Con i media vieni sempre raccontato da qualcun altro, utilizzando i social invece ho ospitato le persone che mi seguono “a casa mia”. Il mondo dei social è un nuovo media, mi sono dovuta adattare perché bisogna utilizzare un linguaggio che non è il mio; io sono una ambassador, una testimonial, e non una blogger o inluencer. Non è così semplice trasmettere dei valori perché il linguaggio dei social è un po’ superficiale, tanto più nel mio caso dove sono io il contenuto del mio brand.

Descriviti con un hashtag

#vita perché è un dono e dobbiamo cercare di dare il meglio di noi stessi, non agiamo solo per noi, ma per lasciare un mondo migliore.

Tre aggettivi che ti descrivono

Energia. Curiosità. Generosità.

Il libro che hai sul comodino:

L’evoluzione interiore dell’essere umano di Peter D. Ouspensky.

La tua meta preferita.

Riccione perché è casa mia, ma ci sono mille parti del mondo che non ho visitato: India, Cina, Vietnam, Cambogia… mi piacerebbe avere il teletrasporto. Sono stata in Canada, Stati Uniti… Argentina, non c’è un posto dove non vale la pena andare! Vorrei rispondere a questa domanda tra 10 anni…

La gestione della tua immagine, tutta farina del tuo sacco oppure ti affidi ad uno studio di comunicazione?

Io non ho mai avuto un consulente per l’immagine, non ho mai avuto un costumista o una segretaria, scelgo tutto io e mi prendo le mie responsabilità, nel bene e nel male. Devo sentirmi bene, devo piacermi per poter piacere agli altri, altrimenti non sarei a mio agio. Mi accusano di essere un po’ antica nel vestire, ma va bene cosi.

Se non avessi intrapreso la professione dello spettacolo cosa avresti fatto?

Ma lo chiedeva poco tempo fa mio marito… “Ma adeso cosa fanno e come sono le tue amiche di Riccione?” Quando io ero adolescente facevano giurisprudenza a Bologna, in pochi andavano a Urbino. Io avrei preso una laurea e poi avrei portato avanti la pizzeria dei miei genitori. A livello di cuore? Quando ho vinto Miss Italia stavo con un DJ che adesso fa il produttore, avrei trovato qualcuno a Bologna quando studiavo, difficile che avrei trovato qualcuno a Riccione.

Il lavoro al quale sei più affezionata?

Senza dubbio il musical “La febbre del sabato sera”: adrenalina pura!

Il prossimo progetto?

Sto lavorando ad un progetto sulla sostenibilità che so scrivendo per una rete.

Come vivi l’era delle fake news?

Ogni tanto la stampa ti appioppa dei fidanzati non veri… trovo che ci sia poco rispetto, ma se hai una tresca sta a te non farti vedere. Non sono mai stata oggetto di casi di gossip e dico che non bisogna accontentarsi della prima verità, quando leggo vado sempre a verificare, indago non mi fermo.

Possiamo definire il tuo lavoro un’impresa personale…

Assolutamente Si. Io vengo trattata come il brand “Martina Colombari”, non produco un prodotto ma vengo trattata come tale. Detto questo è più complicato perché ci sono dei valori da comunicare con delle problematiche diverse, mi fa molto ridere che per tutti solo “La Colombari”. Oramai sono tanti anni che sono “in ballo” e mi segue un pubblico molto trasversale, mi riconoscono i signori di 70 anni e quelli di 16… e mi chiedo quelli di 16 come fanno a riconoscermi ahahah.

Tu oramai sei un brand, è interessante l’uso che fai della tua fama per progetti benefici, ce ne parli

Quando si parla di beneficenza è necessario “strumentalizzare”, e non utilizzo questa parola a caso, sembra una parola brutta ma attraverso la mia immagine riesco ad ottenere un risultato ed a trasmettere un messaggio! Ad Haiti un bambino su tre muore di fame, bisogna farlo sapere. Io DEVO diffondere le mie immagini mentre sono ad Haiti, non per far vedere quanto sia caritatevole, ma per spronare chi non ci è stato, chi non sa, e dire “Apri gli occhi, muoviti!”. Un buon testimonial deve essere prima di tutto un volontario. L’attività del volontariato è un lavoro, ed io non lo faccio a tempo perso, l’aiuto che posso dare agli altri mi gratifica, mi completa, mi fa sentire una persona migliore, sento che ho fatto qualcosa di utile. C’è una frase che mi piace molto: “La gente si ricorderà di te non per quello che hai detto e non per quello che hai fatto, ma per come l’hai fatta sentire.”

Parlami della fondazione Rava

La Fondazione Francesca Rava aiuta l’infanzia in condizioni di disagio in Italia e nel mondo tramite adozioni a distanza e progetti di sensibilizzazione sui diritti dei bambini. E’ apolitica, aconfessionale e rappresenta in Italia N.P.H. e la Fondazione St. Luc di Haiti. Il mio apporto è attivo: organizziamo raccolte fondi ed incontriamo nuovi donatori ed investitori, organizziamo media eventi, viaggi ad Haiti per vedere a che punto sono i lavori, distribuiamo materiale farmaceutico. Fino ad oggi abbiamo raggiunto il traguardo di 6 scuole in centro Italia inaugurate.

I temi ai quali sei più legata?

Sostenibilità ambientale, beneficenza, aiuti ai più deboli. Sono fissata con la raccolta differenziata, giro in bicicletta. Spreco alimentare zero a casa mia, piuttosto si mangiano gli avanzi in tre giorni. Non utilizzo le cannucce. Sono consapevole che le nostre scelte di oggi possono cambiare il domani.

La tua presenza al FED con nomi mondiali di influencer nel marketing come l’hai vissuta?

Ero agitatissima, per una settimana non ho dormito, l’idea di essere messa in mezzo a questi “capoccioni” mi ha messo alla prova, mi ha fatto piacere. Mi sarebbe piaciuto parlare di come capire meglio la differenza tra popolarità e successo. Il successo deve aver fatto succedere qualcosa. Un buon ambassador deve avere successo e fama, e purtroppo molto spesso questo non succede.

Barbara Molinario